Descrizione
La ZSC IT8040011 “Monte Terminio” ha una superficie di 9.359 ettari. Ricade nelle province di Avellino (9.071,3 ha; 96,9%) e Salerno (287,7 ha; 3,1%) ed interessa i Comuni di Montella (AV) (3.998,4 ha; 42,7%), Santa Lucia di Serino (AV) (218,7 ha; 2,3%), Santo Stefano del Sole (AV) (200 ha; 2,14%), Serino (AV) (2.594,2 ha; 27,7%), Volturara Irpina (AV) (2.059,8 ha; 22,1%) e Giffoni Valle Piana (SA) (287,7 ha; 3,1%).
Il Monte Terminio (1806 m.s.l.m.) è un monte calcareo compreso nei Monti Picentini nell’Appennino Campano. Rappresenta per altezza la terza vetta dei Monti Picentini. La vetta è facilmente raggiungibile con un sentiero che permette di osservare dalla costiera amalfitana al Vesuvio.
Il reticolo idrografico incide profondi valloni e forre dove scorrono ruscelli e si formano suggestive cascatelle.
La dorsale dei Picentini si frammenta in numerosi costoni secondari che racchiudono remoti ed angusti valloni e forre spesso solcati da corsi d’acqua che rendono il paesaggio particolarmente scenografico sul piano della percezione visiva; anche la percezione sonora è favorita dal suono dello scorrere delle acque e dai versi degli animali selvatici, presenti con numerose specie.
L’area del Terminio è ricca di inghiottitoi che convogliano le acque verso le sorgenti di Serino e rappresenta un vero e proprio serbatoio idrico su scala regionale, caratteristica che si coglie nel suo aspetto paesaggistico negli estesi altopiani carsici che occupano anche le vette del Cervialto.
Questa funzione di “spugna” idrica regionale, questo il punto di approvvigionamento per 4 fiumi della Campania (Sele, Sabato, Sarno, Calore), rende l’area particolarmente preziosa sia per la risorsa idrica che per i cicli idrogeologici che in essa si compiono.
Dalle ripe della Falconara, dove è presente una climbing area, si apprezza il paesaggio verso Monte Mai e, a quota 600 metri s.l.m., la valle dove corre il tracciato della Strada Provinciale 574 che collega Montella con Serino, corridoio di connessione del versante nord dei Monti Picentini e l’area urbana di Avellino.
Alle quote più basse, con pendenze non accentuate, predomina il Castagno allevato sia ad alto fusto che a ceduo con un ricco sottobosco di felce maschio; al crescere della pendenza viene coltivato su terrazzamenti a filare di larghezza variabile in funzione del declivio. La presenza dei castagneti conferisce al paesaggio i caratteri tipici delle aree coltivate appenniniche, con relitti di noccioleti e raramente qualche esemplare di Noce.
Superando i 1000 metri di quota, la faggeta sostituisce gradualmente il Castagno, fino a predominare, e arriva quasi in vetta con alberi allevati ad alto fusto; solo sui ciglioni della vetta viene sostituita da una prateria a graminacee che copre le pareti più scoscese e con roccia affiorante. La flora erbacea in vetta è di notevole rilievo naturalistico e con la specificità di presentare ambienti conservativi per l’Aquileiga champagnatii.
L’abbandono sempre più diffuso della selvicoltura si accompagna ad un degrado del patrimonio paesaggistico, inoltre aumenta la vulnerabilità al rischio da eventi estremi di natura idrogeologica.
Ricca la rete sentieristica la cui ossatura nasce nel 1986 con itinerari descritti nella pubblicazione “L’alta via dei Monti Picentini” e viene sviluppata negli anni successivi accrescendo il numero dei sentieri segnati e segnalati e/o sostituiti in caso di impraticabilità dei vecchi sentieri. La ricchezza sentieristica permette di scegliere il percorso sia sulla base del grado di difficoltà sia per tracciato (traversate, circuiti, trekking di più giorni), molti tracciati sono percorribili anche in bicicletta o a cavallo.
Numerose le aree attrezzate per pranzi all’aperto, non mancano i punti ristoro che servono il vasto bacino di utenza delle aree metropolitane campane, in particolare Salerno, Avellino, Eboli, Battipaglia, Napoli.
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