IT8050027 – ZSC – Monte Mai e Monte Monna

Descrizione

La ZSC IT8050027 “Monte Mai e Monte Monna” ha una superficie di 10.116 ettari. Ricade nelle province di Salerno (7.455,5 ha; 74,7%9) e Avellino (2.660,5 ha; 26,3%) ed interessa i Comuni di Calvanico (SA) (1168,6 ha; 11,5%), Castiglione dei Genovesi (SA) (275,6 ha; 2,7%), Fisciano (SA) (614,5 ha; 6,1%), Giffoni Sei Casali (SA) (2.601,8 ha; 25,7%), Giffoni Valle Piana (SA) (2.690,9 ha; 26,6%), San Cipriano Picentino (SA) (104,1 ha; 1,1%), Serino (AV) (707,6 ha; 7%), Solofra (AV) (1.131,2 ha; 11,2%) e Montoro (AV) (821,7 ha; 8,1%).

Il Monte Mai (1.607 m.s.l.m.) è un rilievo dei Monti Picentini nell’Appennino Campano e rappresenta la vetta più alta del Gruppo Mai. Il Monte Monna (1.195 m.s.l.m.), anch’esso parte dei Monti Picentini, è sito a circa 12 km a est da Salerno.

Il Monte Mai e il Monte Monna formano il gruppo del Mai, separato da una depressione dalle vette orientali del complesso dei Picentini, rispetto alle quali mostra caratteristiche geomorfologiche differenti: dolomie e forti pendenze smembrate, rispetto ai calcari che formano estesi e compatti tavolati nella porzione orientale del gruppo montuoso.

Il sito ospita rilievi carbonatici dei Monti Picentini interessati da diffusi fenomeni carsici; sono presenti cospicui giacimenti di fossili del Triassico e del Cretaceo.

L’insieme delle due vette è decisamente sbandato verso il Tirreno rispetto alla dorsale appenninica e questo contribuisce a renderlo un luogo di percezione paesaggistica ottimale sul Golfo di Salerno fino alla costiera amalfitana e, verso sud, lo sguardo arriva al territorio di Agropoli e Paestum. Da Monte Mai lo scenario percettivo è decisamente ampio spaziando a 360 gradi senza altri ostacoli visivi.

Da un punto di vista vegetazionale il complesso montuoso è in continuità con il resto del sistema boschivo: si riscontrano estesi castagneti cedui e da frutto, salendo di quota il castagneto si unisce alla faggeta e biodiversifica con le specie arboree proprie del piano mesomediterraneo. In vetta, quando la dorsale diventa più scoscesa, il bosco lascia spazio ad una ben rappresentata vegetazione rupestre. Il clima è freddo con frequenti nevicate sopra i 900 m, con la neve che permane durante tutto l’inverno.

Sul versante orientale, tra il Monte Pettine e la Valle del Cerasuolo, insiste un giacimento ittiolifero che permette di interpretare l’intero paesaggio nella sua evoluzione degli ultimi 200 milioni di anni.

La miniera di ittiolo è formata da scisti bituminosi, una classe di carbone fossile formatasi con resti di organismi marini tipici di una barriera corallina primitiva che divideva la linea di costa della terraferma dal mare aperto.

Il giacimento fu scoperto, nella seconda metà dell’Ottocento da Oronzo Costa, il quale ipotizzò i movimenti cataclismatici che portarono alla formazione di queste rocce sedimentarie che imprigionano la fauna vissuta nel mare primordiale che lambiva le coste continentali.

Sono presenti numerosi sentieri che permettono di raggiungere le vette e la miniera.


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